Righe 10-11-12

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Fulmini e saette

Una tempesta elettrica illumina l'orizzonte buio, da est a sud, oltre 40 miglia dalla costa.

La osservo per quasi venti minuti dondolando sull'amaca, verificando in che direzione si muova mentre fulmini e saette si affrontano da nuvola a nuvola, tra cielo e mare.

L'abbraccio mi cinge da dietro, forte, avvolgente, euforico.

In un momento ci troviamo a veleggiare verso il temporale; il perché di tale rotta non c'è,

vogliamo farlo ed andiamo di bolina, felici.

Normalmente si fugge dal cattivo tempo, si deve fuggire, ma stavolta la piccola barca con sopra due individualità non lo fa; vogliamo imparare a contare uno sull'altra, verso un'avventura.

Ci alterniamo alle scotte delle vele ed al timone scambiando poche parole per affinare le regolazioni ed il resto è silenzio e concentrazione per ascoltare il vento che aumenta e la chiglia fendere le prime onde; riceviamo sul viso e sulle labbra i primi spruzzi di mare, inaliamo salsedine.

Normalmente si fugge dal cattivo tempo, si deve fuggire, ma stavolta la piccola barca con sopra due individualità non lo fa; la tempesta resta dov'è, brontola incessantemente di tuoni, scariche elettriche schiariscono l'orizzonte da est a sud illuminando nel pozzetto alcune bottiglie di birra, compagne di viaggio e di vita, guai a disidratarsi in mare.

Normalmente si fugge dal cattivo tempo, si deve fuggire, ma stavolta la piccola barca con sopra due individualità non lo fa; così dobbiamo ridurre le vele per non esserlo noi.

Poggiamo per raggiungere il fianco sinistro del temporale, nella speranza che si muova verso ovest ed è il momento giusto per indossare i giubbotti di salvataggio; ci guardiamo negli occhi come due pugili sul ring, ripetendo mentalmente cosa faremo.

Rolliamo il fiocco riducendolo alla metà.

Chi timona gestisce la scotta della randa ed aiuta con la relativa drizza.

Molla vang e lasca scotta randa, cazza l'amantiglio, molla drizza randa fino ad incocciare la brancarella nel collo d'oca, cazza la drizza della randa, cazza la mano di terzaroli, molla l'amantiglio, cazza vang e scotta randa.

Manca poco al nostro appuntamento, giusto il tempo di stappare 2 birre per brindare alle nostre individualità; l'adrenalina viene su più veloce dell'alcool.

Normalmente si fugge dal cattivo tempo, si deve fuggire, ma stavolta la piccola barca con sopra due individualità non lo fa; stanotte non sentiremo il canto delle sirene, le stelle non ci guideranno, la luna ed i delfini scompaiono, perciò saremo soli a contatto con la natura che ci strattonerà con potenti raffiche di vento ed onde impetuose da ogni lato, scommettendo sulla nostra ritirata.

L'abbraccio si scioglie dietro di me, la tempesta elettrica continua lontana, brontolona e luminescente e l'amaca oscilla col suo moto perpetuo cullandomi fino all'alba.

Latitudine 41°54'53 N

Longitudine 12°28'58'' E

Viaggio nel Metaverso

Questa volta navigo da solo.
Non so da quante ore sto veleggiando.
Non so da quale porto ho salpato.
La feluca è spinta da un vento leggero su un mare calmo, come accade solo nei sogni e nei film.
A circa mezzo miglio sulla mia prua vedo dei pontili galleggianti.
Subito dietro una valle lunga e stretta, affiancata da alberi altissimi, che si allunga nell'entroterra inerpicandosi verso una sella montagnosa oltre la quale si ergono spezzoni di palazzi mastodontici fatti di acciaio e vetro, con qualche guglia.
Ammaino la vela, ormeggio, metto piede a terra, nessuno nei paraggi.
I miei occhi vengono cerchiati da una montatura fatta di plasma pulsante, trasparente, energia vibrante e limpida.
In fondo alla valle adesso ci sono molte persone che si agitano, sembrano giocare, tutto esplode di calore e colore.
Faccio un passo alla mia destra, la cerchiatura scompare, tutto diventa color sabbia, le persone sono immobili, anche il cielo ha perso calore e non c'è più colore.
Faccio un passo a sinistra, la cerchiatura riappare, tutto ridiventa vivo, esplode di calore e colore.
Rimanere basito è obbligatorio.
Faccio un passo a destra, torno a sinistra, ripeto più volte questa danza diventata ormai macabra.
La sensazione è devastante; la mente percepisce di essere a cavallo di due dimensioni: la realtà è quella priva di calore e colore, quella viva e pulsante è la realtà che vogliono farci vedere e credere.
La montatura di plasma energetico non è un portale ma uno strumento.
Torno alla feluca, isso la vela, disormeggio, il vento dirà dove andare.
Qualcuno ha detto che "in mare tutto è fragile"; aggiungo che "psiche e materia lo sono allo stesso modo".


Latitudine 41°54'38'' N
Longitudine 12°28'35'' E 

Sulle mie "tracce" >>>>>>>>>>>>

I maestri hanno soffiato dentro di Me il Loro Sapere.

Ho il dovere di trasferirlo a chiunque ne sia degno, senza segreti.
Quando sali a bordo mi affidi la tua fiducia, la tua anima, il tuo corpo.
Di tutto questo forse ne afferrerò solo il 10% ma Tu lascerai delle Tracce in me e se saprò seguirle mi porteranno su rotte inaspettate.

I maestri hanno soffiato dentro di Me il Loro Sapere.

Sto seguendo una Traccia nuova e dopo tanto navigare, quando mi chiedono:
"qual'è stata la cosa più difficile che hai fatto a vela?",la risposta è ancora la
stessa:"uscire con voi qui fuori, veleggiare,
tornare tutti sani e salvi, contenti
ed abbiamo anche imparato qualcosa".

"TRACCE: qualsiasi segno lasciato che costituisca indizio manifesto del suo passaggio"


Latitudine 41°43'55.6"N
Longitudine 12°16'34.7"E